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domenica 29 giugno 2014

Kento - Intervista




1) Innanzitutto l’intero staff ti ringrazia per la disponibilità concessaci. Per iniziare , come ti sei avvicinato alla cultura hip-hop?  Se Kento dovesse introdursi  a chi ancora non lo conosce, come si descriverebbe?

Ho cominciato ad ascoltare rap (e a provare a scrivere qualcosa…) molto giovane, già alle scuole medie, anche se non avevo ovviamente un’attitudine particolarmente matura e a fuoco. Si parla di più di vent’anni fa: in radio e in TV capitava – raramente, ma capitava – di trovare i Public Enemy, i Beastie Boys, i Run DMC, mentre qui in Italia era il periodo delle posse, del primo rap militante.
Quindi è vero che c’era poca roba, ma di qualità decisamente buona, e sono tutte influenze che sono fiero di portarmi dietro ancora oggi. Quando rimetto un vecchio disco di Lou X  o dei Piombo a Tempo mi ricordo immediatamente dei motivi per cui mi innamorai di questa cultura e per i quali sono innamorato di questa cultura ancora oggi.
La frase con cui mi descriverei, semplicemente, sarebbe: “uno che scrive”. Tutte le mie esperienze culturali hanno a che fare con la scrittura: sia il momento precedente che è quello dello studio e della formazione dei concetti, che quelli successivi della registrazione e del live. Se non scrivo per troppo tempo mi innervosisco, divento impaziente.




2) Passiamo subito alla storia recente : è uscito da poco il tuo album “Radici” , in collaborazione con i Voodoo Brothers. Che riscontro hai ottenuto del prodotto? Sei anche comparso in un intervista su “ La Stampa”, sei soddisfatto di quanto uscito?

Il disco ha avuto molta visibilità sui media mainstream, tra cui anche su alcune testate delle quali non condivido l’impostazione editoriale e la linea politica. Mi fa molto piacere vedere delle parole molto positive pubblicate su Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Max e così via, ma allo stesso tempo ci tengo moltissimo (e non è ruffianeria) ad interviste come questa, perché mi consentono di parlare in modo diretto alle hip hop heads, che sicuramente mi capiscono in modo più immediato e senza filtri.
I riscontri sono molto positivi anche dal punto di vista dei live: sono appena tornato da un tour insieme ai Voodoo Brothers che ha toccato alcuni dei migliori live club d’Italia, ed è stata un’esperienza molto istruttiva per me, perché mi ha fatto capire come si muove una band, cosa si aspetta il pubblico e come si può raggiungere un pubblico più ampio senza fare delle scelte legate al pop o al club/easy listening che va tanto di moda oggi.




3) L’album “Radici” è un incontro di sonorità, il rap che si fonde col blues ma anche beatbox e molto altro: Quest’idea è nata spontaneamente lavorando con i Voodoo Brothers, oppure c’è dell’altro? Come sei entrato in contatto con i Voodoo Brothers?

Da sempre sono stato un ascoltatore del rap per così dire “contestualizzato” all’interno della cultura musicale afroamericana: progetti come The Roots, Guru’s Jazzmatazz e gli A Tribe Called Quest sono i miei ascolti costanti da vent’anni a questa parte.
Poi c’è anche un altro bellissimo disco che si chiama Blakroc, e che vede i Black Keys duettare con molti rapper su sonorità legate appunto al blues. E’ stata la conferma che questo tipo di sound poteva funzionare alla grande.
Con alcuni dei Voodoo Brothers avevo già collaborato in passato su singole tracce. Devo dire che l’idea di lavorare ad un disco intero ha raccolto subito un grande interesse da parte dei musicisti, e se all’inizio eravamo un po’ una “collezione di figurine”, adesso posso dire che siamo un gruppo a tutti gli effetti. Anche questo è il senso di far uscire un disco non semplicemente a nome Kento: una band dal carattere così forte e caratterizzante dal punto di vista del sound non può essere ridotta ad un ruolo da comprimario.




4) Il tuo è Rap militante, che racconta ciò che succede intorno. Pensi che la scelta di perseguire questo tipo di Rap sia più difficile rispetto a un tipo di Rap autocelebrativo? In italia non sono molti i rapper che si dedicano esclusivamente a questi argomenti, secondo te sarebbe positivo un aumento di rapper in questa categoria?

Io non sono uno di quelli che pensano che tutto il rap debba essere per forza militante: sono un grande fan di gruppi come gli EPMD che hanno numerosi testi autocelebrativi, ma con stile e personalità che fanno scuola.
Quello che faccio rappresenta solo il mio punto di vista e non pretendo di dare lezioni a nessuno: anche il rap militante corre il rischio di essere superficiale, fatto per slogan e altrettanto facile rispetto alle peggiori autocelebrazioni. Stai sicuro che se un mc è intelligente e sa scrivere bene sarà in grado di chiudere le punchline ma anche di dire qualcosa di interessante e profondo (in Italia prendi ad esempio Lord Madness).
Più che altro penso che, al giorno d’oggi, i rapper militanti hanno una chance in più di far pensare la gente e di essere veramente una scintilla rivoluzionaria, perché l’hip hop è più popolare rispetto ad alcuni anni fa, ed abbiamo più persone che ci ascoltano e che ci prendono sul serio. Mi auguro che la scena diventi sempre più matura, e soprattutto che i giovani mc decidano di prendere la “strada più difficile”, quella che porta meno soddisfazioni nell’immediato, ma ti dà modo di crescere insieme a quello che fai e ad essere consapevole della forza dirompente che possiedi nella parola.




5)  Chi sono gli artisti da cui prendi spunto o che ti ispirano in qualche modo?  All’estero nomi quali Immortal Technique,  Lowkey etc. si fanno strada nell’undergound riscuotendo sempre più successo, cosa pensi al riguardo?

Hai nominato due dei rapper che stimo di più: con Lowkey in particolare ho avuto il piacere di condividere il palco e anche alcune riflessioni sulla politica e società. Qualche tempo dopo il live, gli ho inviato l’edizione inglese dei Quaderni di Gramsci, che aveva sentito nominare ma non aveva mai letto. Tech non l’ho ancora conosciuto di persona, ma spero di rifarmi presto (non posso dirvi nulla, ma ci sono novità nell’aria…): nel frattempo ho incontrato e avuto modo di apprezzare un altro ottimo mc della sua scuderia, in procinto di uscire con l’album per la Viper Records: si tratta di CF – Constant Flow. Vi consiglio di tenerlo d’occhio (http://www.youtube.com/watch?v=xMa_VQv9A2M) perché ne sentiremo parlare alla grande.
CF era molto curioso di conoscere la situazione politica in Italia ed il modo in cui il potere mafioso si infiltra nella nostra società, quindi una sera a Roma l’abbiamo portato (insieme agli amici di Ragin’Bull Management) presso la sede dell’associazione antimafia DaSud (www.dasud.it), e ne è venuta fuori una serata veramente speciale, con lui che si è messo ad improvvisare rime sulla corruzione, il capitalismo, le multinazionali… Molte persone che erano in sala non avevano mai ascoltato rap dal vivo, meno che mai in inglese, ma il messaggio è passato immediatamente, e c’è stato il delirio. E’ questa la forza del rap militante oggi.




6) Arriviamo al “tasto dolente” dell’intervista, se così si può chiamare : cosa pensi della scena Rap italiana? Negli ultimi anni c’è stato un boom di ascolti, dovuti al forte numero di giovani che si sono avvicinati a questa cultura ( alcuni in modi discutibili); credi che il mainstream abbia fatto arrivare qualche giovane ascoltatore a Kento e alla scena underground in generale?

Probabilmente sì, se è vero che – in tutta sincerità - le serate e le opportunità aumentano, ed anche i cachet salgono leggermente.
Della scena rap italiana penso un gran male e un gran bene, con tutte le gradazioni che ci sono in mezzo. Si tratta ormai di una scena molto ampia, che riflette nel bene e nel male le contraddizioni del nostro Paese.
Mantengo comunque un forte ottimismo carico di aspettative, specialmente nei confronti dei ragazzi che si stanno affacciando adesso sulla scena, e che hanno l’energia della gioventù e l’esperienza di noialtri “vecchi” a disposizione. Sono il primo a riverire il rap degli anni ’90, ma se uno non pensasse che il meglio deve ancora venire, allora non avrebbe senso andare alle serate o nemmeno ascoltare i dischi nuovi che escono!
Io spero con tutto il cuore che, in questo momento, un ragazzo di 16 anni stia scrivendo il disco che passerà alla storia come il nuovo SXM. Chissà.




7) Sei uscito da poco con l’album, pensi già a nuovi progetti? Se si, puoi anticiparci qualcosa?

Di progetti ce ne sono parecchi, tutti legati allo sviluppo di questo progetto con i Voodoo Brothers che ancora ha molto da dire. Stiamo definendo con Relief Records gli ultimi dettagli relativi all’uscita di Radici in vinile: ci piacerebbe lanciare un’edizione standard ed un’altra speciale super limitata. Stiamo lavorando ad un nuovo videoclip, ed all’uscita di altri 2 video live che faranno seguito a quello di Cane Fantasma insieme al Danno (https://www.youtube.com/watch?v=YIO0sU9uXBE) .
Annunceremo un nuovo tour subito dopo l’estate e c’è anche altra roba in pentola di cui purtroppo non posso dirvi ancora niente.




8. L’intero staff coglie ancora l’occasione di ringraziarti per il tempo che ci hai concesso, saluta i fan e la pagina!

Ricambio i saluti e vi ringrazio per lo spazio concessomi. Ci vediamo su Facebook (https://www.facebook.com/pages/Kento/149328633881), Twitter (https://twitter.com/FrancescoKento) o, meglio ancora, su un palco della vostra città.








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