Ci sono gruppi ed artisti spesso poco considerati e che finiscono in una sorta di limbo fra chi “spacca” e chi resta totalmente anonimo indipendentemente dal suo effettivo valore. La non-meritocrazia è un argomento trito e ritrito in questo ambiente, tuttavia se c’è il bisogno di sottolineare la superficialità dell’approccio a questa musica è evidente che c’è più di qualcosa di storto.
E’ probabilmente in questo limbo rintracciare Brain, artista bolognese con una buona esperienza alle spalle, membro del collettivo “Fuoco negli occhi”, protagonista anche di un album con Lord Madness e del primo capitolo dell’album in analisi.
“Brainstorm II” esce abbastanza in sordina e prosegue la sua storia altrettanto in sordina, è giusto raccontarvelo nell’ottica più onesta ed oggettiva possibile. Il disco si snoda in 15 tracce senza skit, di cui la metà in featuring. E’ importante sottolineare la coerenza correlata alla varietà di tutte le 15 canzoni che toccano i più disparati argomenti donando anche una punta di originalità che nel rap di oggi non guasta mai. I primi 3 estratti non sono stati compresi nel disco, sebbene ottimi, dunque prima del 3 dicembre l’unica traccia che ci era dato di conoscere è stata “Anonymous” in featuring con Madbuddy e Kiave, a posteriori sicuramente da annoverare tra le migliori.
L’apertura del disco nelle prime 2 tracce vede protagonista il solo Brain ed il climax è decisamente ascendente in quanto se “Valzer ubriaco” in apertura può lasciare perplessi o indifferenti, l’mc bolognese sarà in grado di catturare la nostra attenzione e divertirci con un piccolo aiuto da parte di Claver Gold, Paura & Rischio, Micha Soul, Kmaiuscola ed E-Green, tutti sul pezzo e tutti che regalando il loro apporto, come detto, concedono molteplici sfaccettature al disco. Difatti dall’introspezione delle prime tracce si passa ad una descrizione auto-ironica descrizione personalissima e molto “easy” in “VIP”, passando per l’analisi della Bologna targata ’13 in “Welcome to Bulagna” e da un originale paragone tra genere umano e mondo degli insetti in “Insect appeal”. Tuttavia Francesco Spatafora è rinomato in particolare per la sua spiazzante abilità metrica, nello specifico nella pratica dell’extrabeat, e non perde occasione di ricordarcelo nel pezzo “Domilafasi”. In accoppiata con Fantini invece, abbiamo una vera sviscerazione di rap purissimo incentrato sulla canonica autocelebrazione.
“L’uomo di sabbia” così come i successivi 2 pezzi vedono Brain da solo al microfono in grado di farsi valere più nella prima citata che nelle altre due. Il disco si chiude con una posse track, scelta che reputo sapiente in quanto portatrice di un forte segnale in chiusura, e le aspettative non sono deluse neanche questa volta.
E’ proprio questo a fare di “Brainstorm II” un album più che discreto: la continuità. Lungo tutta l’ora che compone la produzione della Mandibola records il ritmo difficilmente scende al punto da rendere doveroso far notare l’errore; anche le produzione non calano mai e mi azzarderei a dire che forse una componente fortemente positiva che influisce molto nella valutazione del disco: a Yazee 6 produzione, col resto della torta spartito tra altri 9 beatmaker che non citerò per evitare noiose liste ma a cui è giusto rivolgere comunque un complimento.
Una considerazione conclusiva: se il livello medio dei dischi rap italiani fosse questo non ci sarebbero più grossi motivi per lamentarsi, se però, il lamento è l’unica cosa in grado di uscire dalla bocca degli ascoltatori odierni ed i dischi validi spesso godono della metà della metà della metà della luce che meritano la colpa non datela ad Emis Killa.
Bravi, vez.
Voto: 7.5 / 10
Michele Garribba.
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