1) Ciao Kuno, grazie per l’intervista che ci hai
concesso, la prima domanda è un po’ di presentazione. Come hai iniziato con
questo genere musicale? Chi ti ha aiutato di più ad andare avanti nella tua
carriera? Vuoi raccontarci un aneddoto che ti ha reso l’mc che sei oggi?
Ciao ragazzi, grazie a voi per lo spazio concesso.
Quando abiti in una metropoli come Milano, o come nel mio
caso, alle porte della città, gli input non mancano. Ti basti pensare che la
città è da sempre invasa di tags e bombing. Già da bambino, intorno alla metà
degli anni ’90, l’Hip Hop, italiano e non, passava già in radio e in
televisione, non era difficile imbattersi in un video di Neffa o dei Public
Enemy. Qua nel mio paese, Peschiera Borromeo, c’era già una crew, gli SPK,
ricordo che mi capitò di sentirli in oratorio a far freestyle, credo che quello
fu l’episodio che più mi colpì in assoluto. Avevo circa 13 anni, e mi sembrava
una capacità fuori dal normale, quella di poter improvvisare in rima, e da lì a
poco cominciai anch’io. Conobbi Bat, che già all’epoca era attivo in zona come
rapper, credo che se ho cominciato a rappare “seriamente”, lo devo a lui. In
generale non c’è nessuno che mi ha spinto ad andare avanti, ho fatto sempre
parte delle crew, ma sono sempre stato un cane sciolto di base, certi
meccanismi li ho imparati vivendo attivamente nella scena, sicuramente aver incontrato
personaggi come Bassi o Esa, è stato molto stimolante, mi bastava guardarli dal
vivo per tornare a casa sempre più infottato, con la voglia di spaccare il
mondo al microfono. Sicuramente vivere a Milano è una fortuna non da poco, non
è un caso che la maggior parte dei rapper di “successo” si sia trasferita qua.
2) Cosa ne pensi
della scena rap italiana attuale? Quali sono i pregi e quali i difetti? Se
potessi, cosa miglioreresti?
Quando ero più giovane, mi chiedevo sempre “ehi ma perché
questi della vecchia hanno sempre da ridire sull’operato della nuova?”. E dopo
anni credo d’aver capito, essendo in realtà tutto un ciclo che si ripete. Non
sono nessuno per dire cosa va e cosa non va, posso solo dire che è un ambiente
fatto di spintarelle e tarantelle varie, d’incoerenza, privo di meritocrazia a
volte, oggi dici una cosa domani un'altra, la fortuna dei miei colleghi è che
abbiamo un pubblico dotato di poca memoria. Non seguo molto l’andazzo generale
delle uscite in Italia, ho i miei rapper preferiti e seguo loro, e nella
maggior parte dei casi le uscite dei miei “amici-colleghi”, se un rapper mi sta
sul cazzo, sarò ignorante, ma a prescindere non me lo cago. Sinceramente della
“scena” in generale non m’interessa più molto, m’interessa divertirmi finchè
riesco, quando riesco.
3) C’è, a tuo avviso, qualche nuovo rapper emergente che merita e ti senti di consigliare? Ce n’è qualcuno nella scena italiana e/o americana, emergenti e non, che consideri tuo idolo e con cui ti piacerebbe collaborare? Puoi farci qualche nome?
Lo ripeto sempre in ogni occasione, gente giovane e brava
come Johnny Marsiglia io non ne vedo da tempo. Ma non c’è bisogno che lo
consigli, lo sanno tutti credo. Ad esempio un altro era Emis a mio avviso, e
infatti ha ottenuto tutto quello che si meritava. Un altro che merita molto,
anche se non più emergente, è sicuramente Coliche degli MDT.
Fino a qualche anno fa, ho avuto la fortuna di
collaborare con tutti i big possibili, sicuramente c’è qualcuno con cui vorrei
fare qualcosa ancora, un amico che stimo molto è Maxi B, mi chiedo come sia
possibile non aver ancora fatto nulla solo con lui. Sicuramente avremo
occasione. Di americano i miti rimangono sempre i soliti due, Evidence e Sean
Price, se qualcuno vuole sentirmi con loro e pagargli il cachet per un featuring
glie ne sono grato. :)
4) Quest’anno è uscito il tuo nuovo mixtape, il secondo volume della serie HallWeedWood Stories. Ci sarà un nuovo mixtape di questa serie in futuro? O hai intenzione di dedicarti magari a un album ufficiale? In generale, puoi anticiparci qualcosa sui tuoi progetti futuri?
Attualmente vengo fuori da una brutta situazione, in
realtà, mi era stato offerto un contratto discografico, che poi s’è rivelato
essere una truffa vera e propria, ma non è certo questa la sede per spiegare
nei dettagli. Posso dirti che ero partito in quarta con la realizzazione del
nuovo album, e poi ho un po’ subito il colpo, perché ti progetti un lavoro in
una certa maniera, e da un giorno all’altro sei costretto a rivedere tutto.
Sicuramente non è stimolante a 29 anni, vedendo molti dei miei coetanei pagarsi
la spesa con sta roba del rap.
Sembro depresso e senza idee, ma in realtà mi sto
riprendendo abbastanza direi, attualmente ho registrato 7 pezzi, incisi e
finiti, tracce argomentate e studiate, nessun featuring all’orizzonte, non so
come si svilupperà questo progetto, ma può anche darsi che per una volta,
chiuda un progetto completamente da solo, con giusto la partecipazione dei
producers che mi passano i beat. Dopo l’album, sicuramente mi dedicherò al
nuovo capitolo di HallWeedWood, amo collaborare con gli amici, avere in casa lo
studio mi permette di poterlo fare senza problemi.
5) Il tuo ultimo mixtape è molto incentrato sulla tecnica e sulle rime ad effetto, ogni tanto “fine a se stesso” e senza grossi contenuti. Questo tipo di rap in Italia non gode di molto successo e viene additato come rap “ignorante”, secondo te perchè?
Partiamo dal presupposto che la gente non ascolta le
canzoni che fai, ma ascolta il rapper che le canta. Non mi pare che i contenuti
di un Noyz ad esempio, siano inarrivabili, sono spesso ripetitivi, eppure è un
personaggio che ha sempre lavorato molto bene, con molto seguito, e se lo
merita a mio avviso, i suoi prodotti hanno sempre un impatto forte.
La cosa
importante secondo me è presentarsi bene, e rendere appunto, con un buon
impatto in generale. Il rap è un genere semplice a vedersi, ma senza
attitudine, combini poco.
Non da meno, è importante dare anche una certa
continuità alle uscite. Poi ti dirò, io sono di una generazione che ha imparato
a fare tutto il rap, o meglio, provare a fare tutto, non solo uno stile. Non mi
piace essere considerato come “quello che fa le robe ignoranti”. Proprio per
niente. Ci sono occasioni per parlare con serietà, e altre dove senti il
bisogno di fare “palestra” sul microfono. Pezzi come “Liberazione” e “La casa
Del Prete”, confrontandoli, sono diversissimi, sia come stile che come
contenuti, eppure escono entrambi dalla mia penna, nel primo cazzeggio,
stilisticamente parlando, nel secondo ogni rima è un ceffone, se consideri i
contenuti. Ma come al solito, in Italia siamo sempre più indietro, il 99% della
gente ascolta i soliti 4/5 nomi, non mi rimane che dire “beati loro”.
6) Nel tuo ultimo mixtape ci hanno colpito certe barre
come "Sono quello che se la mena per le scarpe e per i New Era e per la
carriera che era appena prima facessi pena" oppure "Inutile
nasconderlo, è palese. Non conto proprio più un cazzo nel Bel Paese". Pensi
di aver perso molta visibilità rispetto agli inizi, ai tempi del tuo primo
disco The Fottamaker? Rimpiangi quel periodo?
Beh, è un dato di fatto questo. Molte volte giustifico
dicendo “è il cambio generazionale”, ma parlo sinceramente, è ovvio che sta
situazione mi frustra, e non poco. Ho avuto la fortuna di vivere un ottimo
esordio, sono salito su palchi immensi per un 19enne, e l’attenzione era molto
focalizzata su me e il mio giro. Siamo artisti e ci serve visibilità, attualmente
ne ho un quarto rispetto a quella che avevo 10 anni fa. La questione è proprio
questa, anziché migliorare negli anni, la mia situazione è sprofondata.
Sicuramente in parte la colpa è mia, avrei dovuto dare molto di più qualche
anno fa, non tutta però, penso in generale di essere una persona con un
carattere un po’ “scomodo”, e in più non sono abituato a chiedere, chiedere e
chiedere, spero e aspetto sempre d’essere chiamato. In quest’ambientino fatto
di facce di merda non vado troppo a genio credo. E quindi spesso rimango fuori
dalle situazioni che contano. Metti in più, che qua non esistono “amici”, ma “colleghi”,
un aiuto arriva da qualcuno, ma ho capito che non puoi basarti su quello,
occorre diffidare dal 99% della gente, se non li mangi tu, prima o poi ti
mangiano loro. “Etichette” che ti promettono un certo trattamento all’inizio, ti
coinvolgono dentro pure dal punto di vista umano, insomma, prima fanno gli
“amici”, poi fanno finta di niente, rimangiandosi tutto, guardando solo ed
esclusivamente gli ingressi economici. Quando ci metto la parola, a costo di
smenarci, mantengo quello che dico. Qua no, perché sono tutti furbi, tutti sono
artisti e tutti sono grandi produttori discografici, tutti stanno sul
piedistallo e tutti possono permettersi di giudicare e trattarti da “fallito”.
Ogni tot anni generalmente, arriva sempre un bel periodo di “calma piatta”,
dove tutti sti fenomeni spariscono, e rimangono giusto i veri, i seri, quelli
che hanno sempre sputato sangue per sta roba. Non sto aspettando altro.
Quando poi sono in studio a realizzare una traccia,
l’entusiasmo non manca mai, sinceramente mi sento tutt’ora molto in forma, ma
credo di non avere tutti i meriti e il seguito che mi spettano. In conclusione,
sì, rimpiango quel periodo lontano, tutto era nuovo, ero un 19enne che
realizzava i propri sogni. Ora sono un 29enne che prova a non affondare
nell’anonimato. Giuro però, che spero a 40 anni di trovarmi ancora con un
microfono in mano.
7) Un saluto alla pagina ed ai tuoi fans:
Ringrazio il mio zoccolo duro, che aspetta sempre qualche mia uscita ufficiale. Invito tutti a seguirmi sui social network, collegatevi dal mio sito www.kunetti.it, ricordandovi che potete anche scaricare il mio ultimo mixtape. Pace a voi e grazie per l’interessamento.
Contatti:
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