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mercoledì 28 maggio 2014

Lucci – Brutto e stonato (Recensione)




Tracklist:
1) Novecento (Prodotta da Ford 78)
2) La Solitudine del Maratoneta (Prodotta da Ford 78)
3) La Collina (Prodotta da Ford 78)
4) Testamento (Prodotta da Ford 78)
5) Resta con Me feat Coez (Prodotta da Ford 78)
6) Cingolati feat Egreen,Danno,Coez,Paura (Prodotta da Ford 78)
7) Non Possiamo Cambiare feat BrokenSpeakers (Prodotta da Ford 78)
8) Brutto e Stonato (Prodotta da Ford 78)
9) Ancora Giorni Freddi feat Coez (Prodotta da Ford 78)
10) La Ballata dell’Uomo Solo (Prodotta da Squarta)
11) Spaccaossa (Prodotta da Ford 78)
12) Silenzio feat Danno (Prodotta da Ford 78)


Ci sono artisti che valgono più di altri: un valore da non ravvisare nelle rime in sé per sé ma che, per essere compreso, costringe l’ascoltatore ad immergersi in una realtà più ampia, un valore che per essere compreso ha bisogno non solo dell’ascolto di un disco ma anche di un livello di empatia che permetta di comprendere ciò che un mc vuole dirci, perché nel rap, che se ne dica, gli mcs tendono a promulgare un messaggio che a volte, per fortuna, va oltre il mero numero di bottiglie di Crìstal consumate la notte e che, sebbene in pochissimi se ne avvedano, spesso rappresentano un motivo di crescita e rafforzamento.

Lucci non ha bisogno di presentazioni: è lo stendardo del mondo underground hip-hop italiano, il suo disco è stato uno dei più attesi degli ultimi, anche perché non ci sono precedenti: 2 dischi in collettivo con i Brokenspeakers e “Lucci feautring” oramai con qualche primavera alle spalle e non considerabile come album vero e proprio dato l’esiguo numero di tracce al suo interno.
Le carte vengono scoperte ancora prima di iniziare a droppare rime: l’esordio di “Brutto e stonato”  racchiude perfettamente l’essenza di questo artista sostenendo come Lucci non sia né un modello né un cantante ma faccia rap, all’interno di queste poche parole si concretizza una definizione che francamente dovrebbe appartenere a qualsiasi mcs o aspirante tale e sottolinea prima di tutto come l’amore per questa cultura non si esprima né con il vestiario o con gli atteggiamenti e secondariamente, ma con più ampia importanza, sottolinea che il rap non è un’esibizione di canto.
In secondo luogo è fondamentale porre l’attenzione sulla copertina del disco, un altro emblema del modo di fare rap di Lucci: puro e semplice. Così com’è, senza aggiustamenti per l’occasione, senza nascondere nulla e mostrandosi senza maschere.

Il suo rap, comunque, trascende dalla semplice musica e Lucci non si dimenticherà di farcelo notare in ogni singola traccia non di questo disco ma della sua intera carriera musicale e per questo motivo è doveroso ricordare che… ci sono artisti che valgono più di altri.

Il disco, che si snoda in 12 tracce tutte prodotte da Ford78 meno “La ballata dell’uomo solo” che vede Squarta alle macchine, mette in risalto i punti forti di Lucci: la profondità dei testi che non ricadono mai nella spicciola retorica, l’umanità che l’mc capitolino mette all’interno di ogni traccia.
Il tutto è coadiuvato da scelte azzeccatissime: i featuring vedono artisti che conoscono Lucci e che hanno già collaborato più e più volte con lo stesso, inutile aggiungere che ogni collaborazione arricchisce in maniera spaventosa il disco: Paura si toglie qualche sfizio, Danno aggiunge personalità con il suo inconfondibile timbro ed accento romano, il ritorno delle casse rotte al completo all’interno di un’unica traccia è toccante, oltretutto le collaborazioni, specialmente quelle in coppia con Coez concedono una boccata d’ossigeno  visto il dislivello tra il flow di Green, Danno, Coez ecc. e quello del buon Raffaele, dettagli… altrimenti si chiamava “Brutto” il disco, non “Brutto e stonato”.
E’ evidente, inoltre, che Ford78 conosca benissimo il suo amico dal punto di vista musicale, confermandosi uno dei migliori beatmaker in Italia, sebbene di rara presenza in dischi di chi non bazzica.

Da lasciare ai posteri sicuramente la title track, “Novecento”: geniale riproduzione musicale della celeberrima intuizione teatrale di Baricco, da cui è stato tratto anche un film molto famoso, allo stesso modo “La collina”, primo singolo, si configura come una ribellione alla follia del mondo in un modo oltremodo toccante.
“Ancora giorni freddi” riprende una traccia che dovreste conoscere tutti, e sicuramente si piazza tra le 5 più belle tracce, esaltando le qualità corali di Coez, per chi ancora aveva dei dubbi.

La vera "rappusata" del disco, però, è “Cingolati”: traccia di orgogliosa e sensata autocelebrazione che vede sul microfono i già citati E-Green e Danno oltre che Coez e Paura, il risultato è già scritto.

“Brutto e stonato” non è il disco dell’anno, non rivoluziona nulla, non porta innovazioni, non è neanche lunghissimo e dal punto di vista tecnico può essere addirittura considerato carente, ma chi se ne frega. Questi normali campi di giudizio passano in secondo piano di fronte a tutto ciò che ci propone Raffaele Lucci, e non è un caso se lo chiamo interamente per nome. Quindi chi se ne frega, del resto ha già detto tutto lui:
“Ho scritto troppo di me, tanto che adesso mi conosce meglio chi mi ascolta di quanto io conosca me stesso”

Voto: 8/10

Michele Garribba.







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