"Piazza Connection" è un album che prende il titolo da quello che è il percorso e il ruolo musicale
di Picciotto, “essere connettore di diverse piazze lavorando e avendo lavorato e vissuto tanti
quartieri della città come operatore sociale: dal centro storico alle estreme periferie riuscendo
tramite la musica a raccontare storie, pregi e difetti che vedono protagonisti gli stessi abitanti che
sono un pò lo specchio e il polso della nostra società.” L'album prova a raccontare un'esistenza
precaria che un po' tutti respirano, vivono e subiscono, partendo da un punto di vista individuale
che sfocia in un disagio collettivo e in una forte voglia di riscatto. Nell'album s'intrecciano diverse
sonorità grazie all'incontro di svariati beatmaker, su tutti Ain't Deaf Enough, producer palermitano
di scuola berlinese col quale il progetto è cominciato e che ha prodotto buona parte dei beats.
Fondamentale l'apporto e il supporto di Luca "Satomi" Rinaudo che ha curato registrazione e
arrangiamento, oltre a produrre suoni e beats nell'album. Tra gli altri producer i siciliani Gheesa, Dj
D. e N'Hash ma anche il pioniere hip hop Ice One e l'americano Dj Malatesta. Tra i vari featuring
O'Zulù della 99 Posse col quale Picciotto ha più volte collaborato, Murubutu, Drowning Dog, e i 4
PA All Bastardz (Ciaka, Jamba, Tunaman, Mad Buddy). Tutti i pezzi sono stati registrati, missati e
arrangiati allo Zeit Studio di Palermo da "Satomi", mentre il mastering è stato affidato alle sapienti
mani di Salvo Cascio fresco dall'esperienza al Flux Studio di New York. All'interno del disco le
tematiche affrontate sono molteplici, da storytelling come quella di "Sole", simbolo della femminilità
resiliente e resistente anche di fronte ai traumi, i disagi e le difficoltà a cui questa vita e questa società troppo spesso ci espongono; "Sogno brigante" traccia in collaborazione con Murubutu che ribalta la retorica entusiasta dell'Unità d'Italia attraverso la storia dei briganti meridionali: Carmine Crocco e Michelina De Cesare; brani prettamente politici come "La mia casa", con O'Zulù, che parla dell'emergenza abitativa sempre più cronica e diffusa eppure sempre più additata come problema di "ordine pubblico" e quindi da reprimere; ci sono poi brani più "leggeri e danzerecci" come "Fantarap", una pantomima estremizzata delle derive e dei clichet del genere rap di oggi, "Nè arty nè party" sull'effimera socialità di una generazione spesso legata dal consumismo materiale e dei rapporti o "Breaking rap" pieno di citazioni sulla famosissima serie tv Breaking Bad. L'attenzione in altri brani si sposta invece su riflessioni individuali che spesso si mischiano nell'immedesimazione comune come il disagio causato dalla cronica mancanza di tempo da dedicare a se stessi in "Nel tempo" (feat.Mad Buddy & Ice One), dall'autoanalisi di limiti e pregi in "Malavoglia" (feat.Ciaka) fino ad un tuffo con risalita da una crisi di panico in "Niente paura". “Insomma un anno molto denso raccontato in 16 tracce, in una sintesi estrema definirei il mio nuovo disco "un volo pindarico da Carmine Crocco a Walter White”.
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