Il crew Machete col tempo ha assunto sempre più una posizione di spicco nel panorama hip-hop italiano e in concreto tutti gli artisti del collettivo hanno ormai acquisito una visibilità non indifferente, chi più chi meno, ovviamente.
Tra gli esponenti più giovani e promettenti va menzionato certamente Nitro, un vicentino classe ‘93 divenuto famoso per il secondo posto all'edizione del 2012 di MTV Spit nonostante già avesse alle spalle buone partecipazioni al “Tecniche perfette” e qualche lavoro con un’altra crew della sua zona, Gioventù Bruciata. Il 2013 conosce l’uscita del primissimo album solista dell’artista: Danger, un lavoro un po’ difficile da giudicare che mi lascia non pienamente soddisfatto, un titolo che invece di affermare l’artista, fa spuntare qualche dubbio.
Ad anticipare l’album è la title track “Danger”, che pur proponendo con l’aiuto di Stabber alla produzione suoni non proprio comuni oggigiorno nel rap italiano non riesce ad incidere pienamente, complice anche un aspetto lirico piuttosto povero di originalità ed una tecnica senza infamia e senza lode.
A posteriori il singolo forse è addirittura tra le peggiori tracce, che ricordiamo essere 11 a cui va “sottratta” una skit di Nipo ed aggiunta una bonus track, omaggio allo storico pezzo “Piombo e fango” di Danno, Mr. Phil e Lord Bean.
E’ da rilevare, in positivo, l’assenza di accompagnatori al microfono per Nitro che sarà l’unico a sganciare rime: scelta sicuramente sensata che permette all’artista di focalizzare, giustamente, tutte le attenzione degli ascoltatori su di sé ed oltretutto si tratta di una scelta oltremodo coraggiosa, proprio perché richiedere un featuring ad un pezzo grosso come Salmo, En?gma o Jack the smeezy sarebbe stato facilissimo ed il risultato sicuramente ottimo.
Parlando del disco quello che preme sottolineare è come le tematiche trattate siano piuttosto varie, non originali ma comunque variegate ed il modo stesso di trattarle è diviso tra ottimi spunti lirici alternati ad altrettante cadute di stile, riferimenti ad Haters qui e lì, critiche a chi parla di musica online (e basta.....…) e punchlines non sempre adattissime. Un pregio del disco è la facilità nell’ascoltarlo, dove s’intende non banalità, bensì la scorrevolezza che non lascia troppi pensieri, non inchioda molte rime nella mente ma certamente nemmeno delude al primo ascolto. Apprezzabile anche l’esposizione di Knowledge di Nitro che cita versi di E-Green, Club Dogo e Fibra, menzione speciale per il campionamento del famosissimo “I ain’t no joke” del pezzo omonimo di Eric B. & Rakim in “Back again” oltre a citazioni al mondo del cinema, dello sport e del videogaming.
Tra le migliori tracce del disco si può annoverare l’intro “0” prodotta da Davide Ice in cui l’mc veneto pretende una sorta di vendetta su chi nel corso del suo vissuto l’ha considerato un perdente che non avrebbe mai combinato nulla di rilevante, “Family affair” invece è una sorta di dedica al crew sardo, almeno sulla carta giacché proseguendo il pezzo perde un po’ il suo obiettivo, il tutto su un beat ottimo di un pezzo grosso quale Squarta.
Da citare a mio modo di vedere anche la traccia successiva “Margot”: su una strumentale di Salmo ci viene raccontata una particolare storia d’amore descritta in modo molto azzeccato e senza scadere nei suoi 4 minuti, immancabile la storia di come il nostro artista si sia avvicinato ed innamorato della musica
Ultima ma non per importanza è la Bonus track di cui abbiamo già parlato, “Fango e piombo” ripresenta su una strumentale di Bassi un classico del nostro hip-hop e permette a Nitro di esaltarsi al mic in modo alquanto sorprendente.
Parlando delle produzioni, si attenuano sullo stesso livello del disco intero, alcune da sottolineare, altre che rimangono nel dimenticatoio, da elogiare le prove di Shocca, Salmo, Squarta, l’immancabile ed infallibile Denny the cool e del già citato Cock dini.
In conclusione, Nitro ci presenta un prodotto che non delude, ma sicuramente neanche stupisce, la sensazione dopo aver ascoltato quest’album è che ogni cosa con maggiore cura avrebbe potuto lasciare un segno più forte, più d’una caduta di stile, soprattutto nel comparto lirico; il tutto poi poteva essere impreziosito da qualcosa che delineasse meglio l’anima del disco e gli desse un certo motivo di distinzione da tutto ciò che lo circonda.
“Danger” va ad ingrossare le fila di quei dischi rap che portano con sé un po’ di risentimento per quello che non è stato e che sarebbe potuto essere… Strano, strano, strano che la copertina riporti un punto esclamativo, un punto interrogativo avrebbe riassunto tutto meglio.
Voto: 6.5/10
Michele Garribba “King”
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