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giovedì 19 settembre 2013

Fritz da cat – Leaks (Recensione)




Francamente, non penso ci sia bisogno di presentare Fritz da cat a qualcuno che si possa ritenere “follower” del panorama hip-hop italiano; per i pochi che non conoscessero uno dei migliori produttori che la nostra scena ci ha regalato in questi 20 anni di esistenza potrebbe bastare citare un certo “Novecinquanta” disco pubblicato nel ‘99 che prende nome dalla macchina usata appunto dal gatto per creare strumentali sulle quali ha rappato gente del calibro di Kaos One, Bassi Maestro, Dj Lugi, Fabri Fibra, Lord Bean, Turi, Deda ecc. Se qualcuno dovesse aver perso quest’album, corra ad aggiornarsi e poi ritorni a leggere questo scritto…

Tuttavia, nel decennio successivo il lavoro di Alessandro Civitelli si interrompe bruscamente, in modo anche inappropriato, dato che la sua ed altre scomparse hanno contribuito ad avviare un periodo piuttosto cupo per l’hip-hop nostrano… 9 anni dopo, il gatto torna sulla scena con le sue produzioni mantenendo inalterato il suo indubbio talento ma producendo mc, per così dire, discutibili.
Dopo qualche produzione sparsa il caro Fritz annuncia l’uscita di un suo album e si avvale di una probabile strategia di marketing rilasciando un’anteprima del disco, dal nome inequivocabile: “Leaks” che vede sulle strumentali 13 tra artisti storici e qualche “outsider”.
E’ importante, a mio modesto avviso, non far ricadere l’attenzione primariamente sulla prestazioni degli mc’s ma, senza perdere il focus, guardare la copertina del disco e ricordarsi chi è il vero protagonista: Fritz da cat.

Dire semplicemente che i beat sono tutti azzeccati e fantastici forse sarebbe anche corretto ma probabilmente riduttivo: sì, i beat sono tutti ottimi ed adatti tuttavia bisogna anche considerare un fattore che si apre ad una duplice lettura: il mode che prosegue per tutto il disco è univoco. I beat non si discostano da una sonorità piuttosto “classica” e di sicuro più vicina al decennio scorso che alle strumentali più elettroniche, a cui siamo stati abituati (male) da qualche anno a questa parte, l’effetto prodotto porta a non sentire molto, sempre per quanto riguarda il sound, le differenze tra i vari artisti. Se da una parte si può apprezzare la coerenza delle 10 tracce e la bravura nel mettere armoniosamente d’accordo artisti decisamente diversi uno dall’altro, il risvolto della medaglia consiste nella sensazione di déjà vu che può prenderci nel momento in cui ogni traccia inizia, per quanto mi riguarda non è del tutto fuori luogo una lamentela riguardo la scarsa varietà del disco che però ricordo come quello che riproduca lo riproduca molto bene.

La tracklist ormai la conosciamo tutti, è bene sottolineare le grandi prestazioni di Fabri Fibra, abilissimo nel giocare col flow e creare una bella atmosfera nei suoi 3 minuti, Dargen che allieta sia dal punto di vista metrico che da quello lirico, Noyz che come di consueto si ritaglia uno spazio in cui solo lui può stare a pennello e lo fa con l’alto livello di sempre, Jack the smoker che su quella che reputo la miglior strumentale del “semi-disco” viene a bussare alla nostra porta per ricordarci che, oltre al controllo dell’Enel il 5 invece che il 6, su questo genere di strumentali (E non solo in realtà…) in pochi competono con lui… Inutile citare Bassi, grandi livelli come sempre; bravo anche Marcio. Incolore invece Rocco Hunt e Salmo in coppia che non propongono assolutamente nulla di nuovo così come Clementino sulla traccia d’apertura e forse la peggiore; personalmente trovo non strabilianti neanche Tormento e Primo sulla seconda parte d’una meravigliosa traccia di 950 che era meglio lasciare dov’era. Rimangono solo Mecna e Ghemon che, sempre in un’ottica personalissima, ho reputato evanescenti e un po’ noiosi.

Parliamoci chiaro: nell’hype di questo disco pensare a 950 è stato secondo me inadeguato quanto inevitabile; in questa prima parte Fritz ci ha saputo prendere ed illustrare parte del suo progetto, convincendo più o meno tutti ma senza esagerare nel farlo, il prodotto finora è indubbiamente buono soprattutto se consideriamo la scarsa quantità di dischi propri dei produttori in Italia. A lasciare un po’ perplessi però, oltre alle tracce suddette, sono alcuni nomi che compongono la seconda parte della tracklist tra emergenti e rapper che un po’ abusano di quest’ appellativo (Seconda parte che, ricordiamo, uscirà insieme alla prima ad ottobre). Staremo a vedere, l’inizio è più che discreto, l’arrivo un po’ più incerto ma per ora non c’è molto da aggiungere. Il giudizio ovviamente è sospeso.
To be continued…

Voto: Non giudicabile.

Michele Garribba “King”.



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