“Qui
abbiamo un pezzo da ricovero”.
“Pseudosofia”, il secondo ep
del gruppo hardcore rap molfettese, è arrivato il 21 dicembre 2012,
con il rap molfettese, l'underground quasi palpabile e la produzione
di Whitey, più collaborazioni di Think’d, Pacman
(Soulciders\Backjumper) e Uncle C.B.
Pseudosofia è il racconto di un livello raggiunto, perchè “ a forza di
cercare questa verità nei fatti” o più che nei fatti, nella
musica gli icy abbracciano lo stile hardcore senza piani ma quasi per
natura, come evoluzione naturale e sistematica.
Un
album difficile da ascoltare per la prima volta, impossibile da non
voler risentire.
I
temi si inseguono ingenti e non scontati, e non manca l'efficacia
perchè si sa, in questo caso diremmo “(...)inadempienza, mi
dispiace ma non fai tendenza”.
Un
lavoro non scontato che come tale da adito a feedback differenti. Le
liriche sono chiare, piene e impegnative e insieme ai beat forti duri
e crudi, davvero “rude” sono lo stemma del lavoro firmato Icy
Stares. Da Molfetta non arriva il “solito” rap, ma piuttosto
l'insolito flow. Gli Icy Stares sono diretti e crudi l'album emerge
come un lavoro del tutto nuovo, in una scena che lascia tanto spazio
a troppi nuovi rappers ordinari e pochi artisti che si possano metere
in linea con un pubblico meno pigro, che chiede ricerca e quando
trova apprezza. Le tracce di Pseudosofia hanno titoli
enigmatici,
non
privi di ommissioni ma senza messaggi eccessivamente criptici. Come (non) è solo domani, pezzi da ri(cover)o,
“phunk...ammerda”.
Il
vostro ultimo grido è una traccia sottile, a metà tra
l'autocelebratico e la denuncia delle scomodità di oggi,
l'osservazione di un mondo “che vede sempre e solo rosso”.
Colpo
a segno per gli Icy Stares, un secondo lavoro, secondo a niente.
7/10
Tosca Miserendino
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