1) Le presentazioni di rito in questo caso sono inutili,
Murubutu è un nome altisonante nella scena. Piuttosto raccontaci quando e come
hai iniziato? Chi ti ha influenzato di più nel corso della tua carriera? Chi,
se tu potessi, ringrazieresti per quanto ottenuto?
Salve, innanzitutto grazie per l’aggettivo altisonante.
La mia è una storia lunga e sostanzialmente felice, ve ne farò una estrema
sintesi. Ho iniziato ad avvicinami alla cultura hip hop nel ’91, prima come
breaker e writer poi come mc. Sono entrato in questo mondo grazie allo skateboarding
e ad alcuni film come Beat Street e Body Rock. Quando avevo 14- 15 anni
ascoltavo molto metal e hardcore poi mi
sono accostato al crossover e infine al rap.
Per ciò che ho realizzato devo ringraziare i miei compagni
di viaggio, di tutte le fasi musicali che ho attraversato, per avere supportato
la mia continua tensione creativa. In questa ultima fase devo molto soprattutto
a Dj Caster.
2) Come è nata La Kattiveria? Quando sei entrato a farne
parte? Come stanno andando i vostri progetti attuali? Quali sono i propositi
per il futuro?
La Kattiveria è nata nel ’90 come crew di skaters,
breakers e writers, ne sono stato uno dei fondatori. Il periodo del rap
militante ci ha coinvolti da subito e il demo Kattiveria Posse Nati in
kattività del ‘91, inascoltabile ma prezioso, risente con prepotenza di quella
atmosfera. Da allora il gruppo ha subito varie metamorfosi, artistiche e umane,
contaminato nel tempo da mille stimoli: la politica, il teatro, il dialetto, il
freestyle tematico, il localismo, l’hardcore rap….. Ad oggi La Kattiveria è
composta da Murubutu, Il tenente, U.G.O., Yanez Muraca e Dj Caster. Dal 2006
abbiamo pubblicato due album di gruppo e vari progetti solisti. Nel futuro c’è una probabile ampia
collaborazione/contaminazione che ci porterà verso un genere che abbiamo sempre
stimato e ascoltato: il blues.
3) L’anno scorso è uscito il tuo ultimo disco solista “La
Bellissima Giulietta E Il Povero Padre Grafomane”. Sappiamo inoltre che deve
uscire il mixtape “Gli ammutinati del Bouncin’”. Ci puoi dare novità sul
mixtape? A quando l’uscita?
Il mixtape doveva uscire un mese fa, poi si sono
sommati impegni miei e dello studio e
abbiamo posticipato chiusura e mixaggio. Nel frattempo ho scritto e inciso
pezzi nuovi che si vanno a sommare a remix, collaborazioni e altre tracce già
incluse. E’ un lavoro più vario e destrutturato rispetto ai miei album, ci sono
alcuni storytelling ma anche tracce prevalentemente tecniche (anche se cerco di
mettere input culturali ovunque). Uscirà probabilmente in primavera.
Ci puoi dare inoltre novità su un possibile nuovo disco
solista? Hai qualcosa in mente? Quanto dovremo aspettare?
Attualmente ho vari progetti in cantiere ma non un nuovo
disco solista. Prossimamente mi troverete come ospite in alcuni album di altri artisti,
nel progetto Malubutu (che raccoglie miei pezzi editi e inediti prodotti da
Malosmokie’s) nonché nelle prossime uscite della crew. Oltre alla musica mi
concentrerò, tempo permettendo, anche sulla sola scrittura. Ho avuto una
proposta da una piccola casa editrice e mi piacerebbe pubblicare una raccolta
di racconti in futuro.
4) Ascoltare “La Bellissima Giulietta E Il Povero Padre
Grafomane” è quasi come leggere un libro di racconti. Come ti è venuta un idea
del genere? E’ stata una cosa ragionata oppure di istinto, come la biro
comandava? Dove hai tratto ispirazione per le varie storie (in particolare per
“Quando venne lei”)?
La letteratura, soprattutto la narrativa, mi ha sempre
dato tantissimo. Sia sul piano conoscitivo che su quello dell’evasione. Ho
pensato che i tanti racconti, novelle, storie reali che leggevo e scrivevo
potevano avere una trasposizione musicale sul modello dei grandi cantautori italiani
come De Andrè, Guccini, De Gregori ecc…Il rap vanta risorse incredibili come
mezzo per raccontare storie, può essere molto più diretto, dettagliato,
articolato che tutti gli altri generi musicali. Ho pensato che questo
potenziale dovesse essere sfruttato per dare espressione a contenuti anche
complessi in forma narrativa. La narrazione ha il pregio di veicolare contenuti
anche molto complessi in forma più suggestiva e fruibile grazie alle
possibilità identificazionali che propone. Anche a livello cerebrale
l’attivazione delle aree interessate dalla musica e l’attività empatica resa
possibile dai neuroni specchio, rispetto alle storie di vita, offre un vissuto
psicoemotivo molto più intenso rispetto alla fruizione separata questi due elementi.
Neurologia a parte, penso che limitare le tematiche trattate dal rap ai soliti quattro,
cinque argomenti sia un grande spreco, parafrasando Einstein potremmo dire che noi
quotidianamente usiamo solo il 10% delle capacità del nostro rap.
Ho avuto una soddisfazione in questo senso quando nel 2010 ho vinto, con
il brano “Anna e Marzio”, il secondo premio al Festival Nazionale per
cantastorie, da sempre dominato da altri generi, primo fra tutti il folk.
Le varie storie che racconto sono tratte da libri che ho
letto o ispirate da storie vere che ho raccolto sul territorio. “Quando venne
lei” è liberamente ispirata alla vita di Andrea Pazienza ma è la storia di
tanti ragazzi/e e anche di alcuni amici; se ci si pensa, la vera metafora non è
tanto la donna/eroina ma la pittura.
5) Domanda sulla
scena hip hop italiana. C’è qualche nuovo talento, magari sconosciuto ai più,
che ti senti di consigliare? C’è qualche “Big” che ammiri e con cui ti
piacerebbe collaborare?
Tra i nuovi talenti segnalo Claver Gold, Kappa maiuscola,
Fresh Frinext, Diapo Sound: tutte persone con cui collaboro. Fra i produttori
Siddharta (Nuova Linfa) e il mio socio Il tenente (in uscita con un beat tape).
Mi sento, a rischio di campanilismo, di consigliare l’album d’esordio di U.G.O. perché aprirà, grazie al connubio fra
rap e letteratura potenziale, scenari inesplorati rispetto al rap tecnico in
Italia.
Mi piacerebbe collaborare con mostri sacri come Kaos o
Lou x oppure fenomeni come Seka Sek o Lion D.
6) Come ultima domanda, ti chiediamo una cosa un po’
particolare: Cosa consiglieresti a tuo figlio? Di leggere più libri classici o
ascoltare più rap "d'autore"?
Io sono un insegnante e quindi consiglierò a mio figlio
di partire dai classici per avere a disposizione spalle di giganti su cui
salire. Quando sarà lassù potrà poi fare quello che vuole: migliorarsi e
crescere ancora o anche tornare indietro, eventualmente anche fare rap.
7) Salutaci!
Un saluto alla vostra redazione e un grazie per la
visibilità che mi avete dato.
Contatti:
Per informazioni, acquisti e contatti: www.lakattiveria.com
Profilo ufficiali facebook: http://www.facebook.com/pages/Murubutu/157895630937966?fref=ts
E-mail: murubutu@yahoo.it
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