Riprendiamo il discorso “Fritz” un mese dopo, da dove eravamo rimasti. Quello che ci era stato consegnato era un prodotto buono ma non sufficientemente convincente a cui avevamo posto la richiesta di una maggiore varietà nelle produzioni e nelle tracce in generale, ma sempre mantenendo una certa coerenza espositiva perché da un produttore di questo livello le pretese non sono alte, sono altissime e così devono essere. Lecito chiedersi: le nostre richieste sono state esaudite?! Sì, ma…
1 mese dopo Fritz rilascia la seconda parte del suo nuovo disco, la tracklist è soddisfacente: come già detto abbiamo una grande varietà di artisti, ce n’è davvero per tutti i gusti, il compito ultimo di soddisfarli è affidato al gatto.
Mi sembra legittimo affermare che Fritz ha voluto assicurarsi un certo successo, basta guardare la copertina del disco: sì, è scritto bello grosso “FRITZ” però l’etichetta recita i nomi degli artisti non più bravi e più abili nell'ambito dell’album, bensì quelli conosciuti ai più… No, non facciamo i sindacalisti sul “commerciale”, tuttavia vedere in copertina il nome di Gemitaiz e non quello di E-Green sono sicuro che non ha fatto storcere il naso soltanto a me. Non faccio proteste, non pretendo nulla, è una mia osservazione, fate voi le dovute riflessioni e chiedetevi perché poi chi è effettivamente più bravo si riconosce anche nel meno conosciuto in un sistema che sta marcendo, al di là di questo episodio…
I nomi di E-Green, Ensi, Guè, Turi e la coppia JM + Big Joe saltano subito all’occhio. Però questo disco ha un problema… Un problema che lo ha compromesso notevolmente: il livello medio delle canzoni è poco più che sufficiente. Mi sembra logico che E-Green partorisca solo capolavori, che Ensi sia il migliore del disco a livello di flow, che Turi liricamente abbia pochi rivali in queste 20 tracce ecc… Ma il resto?!?! Low Low, Gemitaiz, Clementino, Salmo persino Rocco Hunt appaiono nemmeno mediocri, ma semplicemente sufficienti e paradossalmente questa sufficienza dona al disco una connotazione deludente se si tengono in considerazione altre tracce decisamente buone.
Fritz possiamo dire che non ha colpe, regala a tutti una possibilità concreta di comporre un buon pezzo, possibilità che ovviamente assumono le forme di strumentali, mai fuori luogo e sempre in grado di allietare l’ascoltatore, aggiungendo nella seconda parte un tipo di sound più moderno e più accessibile.
Preme sottolineare le prestazioni degli artisti finora non citati: in “Fritz” troviamo un Danti che si comporta da Danti: piace o non piace, francamente non credo ci siano via di mezzo e né modi oggettivi per giudicarlo, il suo stile è quello ed aspettarsi qualcosa di diverso sarebbe stato ingenuo, spetta a voi dargli un giudizio secondo me. Interessante l’inserimento di Parix, artista bolognese affiliato a Shablo che decide di fare capolino in un disco di un genere un po’ diverso dal suo, non sfigura, bensì dona quel tocco di differenza che serviva per dare un po’ di ossigeno all’ascoltatore. Prova superata?! Probabilmente sì, attenderemo altre sue apparizioni.
Troviamo anche MadMan e Nitro in coppia, due artisti che non sempre vengono digeriti dall’orecchio più esperto, e neanche stavolta penso convincano chi ha espresso perplessità sul loro conto, interessante comunque la base del loro pezzo, forse la più particolare. Le precisazioni sugli altri artisti sono state fatte, chi vuol capire, capisca.
Fritz ha quindi deluso?! Tutt’altro, tutt’altro… Le sue scelte hanno deluso dal mio modestissimo punto di vista; ci troviamo di fronte a 20 tracce che compongono un paradosso, un paradosso che lascia spiazzati, decisamente spiazzati. Se dovessimo prendere 10 pezzi casualmente da “Fritz” potremmo ritrovarci di fronte o ad un disco ottimo, che merita una valutazione decisamente alta oppure ad un disco appena mediocre, di tutt’altra fattura. Riflettiamo a posteriori: questa caratteristica è comune alle produzione di grande fattura?!...
Voto: 6.5 / 10
Michele Garribba “King”.
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