Quello di cui sto per parlarvi è il
disco che attendevo di più da un bel po’ di anni e, probabilmente,
non ero nemmeno l’unico.
E-Green dopo una lunga serie di mixtape, ep, raccolte che hanno portato a far conoscere in tutta la penisola lui stesso come rapper e la sua attitudine molto forte e aggressiva, fortemente ispirata dallo stile dell’hip hop della east coast americana, che sicuramente lo distingue dalla maggior parte dei rapper italiani, finalmente esce quest'anno col suo primo disco ufficiale.
E’ evidente quindi che questo rappresenti la prova del nove, facendo sì che le aspettative siano altissime, anche perché dietro a questo lavoro c’è una realtà forte e valida quale Unlimited Struggle, del cui roster fa parte Green stesso. Potrei essere brevissimo e terminare anche qua la recensione dicendo: il disco è una bomba! Supera ampiamente ogni aspettativa e si conferma sicuramente il miglior lavoro dell’anno. Fine. Ma visto che questa dovrebbe essere una recensione seria, andiamo ad analizzare meglio questo lavoro.
Basta anche solo un ascolto di questo disco per capire cosa vuole comunicarci il signor Nicholas “E-Green” Fantini; con questo non voglio dire che sia scarno di contenuti, ma che la schiettezza e i modi diretti dell’mc in questione rendono molto facile e istantanea la comprensione delle liriche e dei concetti: in questo disco troviamo la rabbia, l’aggressività, la “fotta” tutte dirette verso una scena rap italiana che fatica a distinguersi e ad avere una propria identità e che si limita solo all’idea dell’apparire, subordinando la qualità.
Non pensate che siano i classici testi dove ci si limita a ribadire vuotamente che “era meglio prima”, bensì si tratta di una critica a tutto il sistema che vige attorno al nostro rap, dove molti rapper emergenti caricano il pezzo su youtube sperando di far successo senza aver mai poggiato i piedi su un palco, curano prima il look dell’aspetto musicale e altre amenità. Green in pratica sfoga tutti i suoi sentimenti in ogni pezzo, rendendo ogni barra carica di pathos, forza e tanta knowledge.
Oltre alla critica alla scena possiamo percepire nelle sue rime anche molta introspezione, ringraziamenti alla gente che l’ha supportato, la fatica fatta per emergere, le delusioni passate e soprattutto l’amore per la sua patria, Busto Arsizio, e per la cultura hip hop.
Tante sono le tracce che andrebbero segnalate, per non dire tutte: si inizia con la Intro su un magistrale beat di Dj Shocca, con tanto di citazione a Kaos e Neffa, per poi andare a tracce come “Ora” prodotta da Retraz dove viene fatta della sana autocelebrazione dotata di consapevolezza, “Hip Hop” che dovrebbe diventare un inno per qualunque persona ascolti questo genere, “Chi? Cosa? Dove?” anche questo un pezzo autocelebrativo ma al contempo autobiografico che personalmente reputo il mio pezzo preferito; altre tracce da segnalare sono le tre prodotte da Fid Mella, tra cui la potentissima G20 Freestyle (bonus track nella versione fisica del disco), e quelle prodotte da Big Joe, di cui segnalo in particolare “4 Secondi”, pezzo forse tra i più toccanti.
Per quanto riguarda i featuring sul mic sono tutti da segnalare in positivo, anche se vengono un po’ oscurati dal protagonista dell’album che calamita su di sé tutta l’attenzione; cito in particolare Bassi e Mista nella track prodotta da Kennedy, Ensi, Ghemon e pure Jack The Smoker presente sia alle macchine che alle liriche in una delle bonus track presenti nella versione digitale, “Ancora vivi”.
Per concludere non posso fare altro che dire che questo lavoro è il disco giusto al momento giusto: in un periodo dove l’hip hop è tanto sdoganato e accessibile a tutti, pregi e difetti annessi, un disco come questo ci riporta alle origini, ci ricorda il buon rap di una volta, dà lezioni di stile e di conoscenza senza tuttavia risultare “vecchio” o banale. E’ un disco che ogni appassionato a mio avviso dovrebbe possedere e mi azzardo a dire che in futuro potrebbe addirittura essere considerato un classico, nonché una pietra miliare del genere (parere puramente personale). In una scena dove il rap spesso subisce contaminazioni che a volte sfiorano lo “sputtanamento”, lavori come questo ci ricordano i motivi per cui tutti noi abbiamo iniziato e continuiamo a supportare questo genere, con E-Green che si fa portavoce di un underground in Italia che, anche se non è sotto i riflettori, è presente e urla per farsi sentire e per dimostrare tutto il suo valore. E direi che il risultato è eccellente.
VOTO: 9+/10
E-Green dopo una lunga serie di mixtape, ep, raccolte che hanno portato a far conoscere in tutta la penisola lui stesso come rapper e la sua attitudine molto forte e aggressiva, fortemente ispirata dallo stile dell’hip hop della east coast americana, che sicuramente lo distingue dalla maggior parte dei rapper italiani, finalmente esce quest'anno col suo primo disco ufficiale.
E’ evidente quindi che questo rappresenti la prova del nove, facendo sì che le aspettative siano altissime, anche perché dietro a questo lavoro c’è una realtà forte e valida quale Unlimited Struggle, del cui roster fa parte Green stesso. Potrei essere brevissimo e terminare anche qua la recensione dicendo: il disco è una bomba! Supera ampiamente ogni aspettativa e si conferma sicuramente il miglior lavoro dell’anno. Fine. Ma visto che questa dovrebbe essere una recensione seria, andiamo ad analizzare meglio questo lavoro.
Basta anche solo un ascolto di questo disco per capire cosa vuole comunicarci il signor Nicholas “E-Green” Fantini; con questo non voglio dire che sia scarno di contenuti, ma che la schiettezza e i modi diretti dell’mc in questione rendono molto facile e istantanea la comprensione delle liriche e dei concetti: in questo disco troviamo la rabbia, l’aggressività, la “fotta” tutte dirette verso una scena rap italiana che fatica a distinguersi e ad avere una propria identità e che si limita solo all’idea dell’apparire, subordinando la qualità.
Non pensate che siano i classici testi dove ci si limita a ribadire vuotamente che “era meglio prima”, bensì si tratta di una critica a tutto il sistema che vige attorno al nostro rap, dove molti rapper emergenti caricano il pezzo su youtube sperando di far successo senza aver mai poggiato i piedi su un palco, curano prima il look dell’aspetto musicale e altre amenità. Green in pratica sfoga tutti i suoi sentimenti in ogni pezzo, rendendo ogni barra carica di pathos, forza e tanta knowledge.
Oltre alla critica alla scena possiamo percepire nelle sue rime anche molta introspezione, ringraziamenti alla gente che l’ha supportato, la fatica fatta per emergere, le delusioni passate e soprattutto l’amore per la sua patria, Busto Arsizio, e per la cultura hip hop.
Tante sono le tracce che andrebbero segnalate, per non dire tutte: si inizia con la Intro su un magistrale beat di Dj Shocca, con tanto di citazione a Kaos e Neffa, per poi andare a tracce come “Ora” prodotta da Retraz dove viene fatta della sana autocelebrazione dotata di consapevolezza, “Hip Hop” che dovrebbe diventare un inno per qualunque persona ascolti questo genere, “Chi? Cosa? Dove?” anche questo un pezzo autocelebrativo ma al contempo autobiografico che personalmente reputo il mio pezzo preferito; altre tracce da segnalare sono le tre prodotte da Fid Mella, tra cui la potentissima G20 Freestyle (bonus track nella versione fisica del disco), e quelle prodotte da Big Joe, di cui segnalo in particolare “4 Secondi”, pezzo forse tra i più toccanti.
Per quanto riguarda i featuring sul mic sono tutti da segnalare in positivo, anche se vengono un po’ oscurati dal protagonista dell’album che calamita su di sé tutta l’attenzione; cito in particolare Bassi e Mista nella track prodotta da Kennedy, Ensi, Ghemon e pure Jack The Smoker presente sia alle macchine che alle liriche in una delle bonus track presenti nella versione digitale, “Ancora vivi”.
Per concludere non posso fare altro che dire che questo lavoro è il disco giusto al momento giusto: in un periodo dove l’hip hop è tanto sdoganato e accessibile a tutti, pregi e difetti annessi, un disco come questo ci riporta alle origini, ci ricorda il buon rap di una volta, dà lezioni di stile e di conoscenza senza tuttavia risultare “vecchio” o banale. E’ un disco che ogni appassionato a mio avviso dovrebbe possedere e mi azzardo a dire che in futuro potrebbe addirittura essere considerato un classico, nonché una pietra miliare del genere (parere puramente personale). In una scena dove il rap spesso subisce contaminazioni che a volte sfiorano lo “sputtanamento”, lavori come questo ci ricordano i motivi per cui tutti noi abbiamo iniziato e continuiamo a supportare questo genere, con E-Green che si fa portavoce di un underground in Italia che, anche se non è sotto i riflettori, è presente e urla per farsi sentire e per dimostrare tutto il suo valore. E direi che il risultato è eccellente.
VOTO: 9+/10
Francesco “Gobba” Gobbato
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